Nella Sardegna prenuragica, fra le varie genti e le varie
culture prevalevano quelle di Ozieri e di Monteclaro,
chiamate cosi' per la diversita' dei reperti e per i posti dove
vennero rinvenuti per la prima volta.
Le differenze principali che ci sono giunte fra le due culture stanno
nel modo di lavorare e creare vasi in terracotta che a quel tempo
dovevano essere molto usati, quasi indispensabili.
Cosa mangiavano i sardi nel neolitico?
Le tracce si trovano li, nei vasi in terracotta,
nelle pentole, nei piatti.
Mangiavano spesso cereali, farro, orzo, pane di farina o semola
non lievitato.
Fave, piselli e lenticchie; frutta come fichi, ciliege,
susine, mele, pere e prugne.
Inoltre carne di cinghiale, muflone, capra eppoi un roditore
adesso estinto, il prolagus.
Torniamo alle ceramiche: le testimonianze piu imponenti e importanti
ci sono state lasciate dalla cultura di Ozieri, che producevano delle
pentole in terracotta per cucinare finemente incise e disegnate, e con
dei tripodi sul fondo, per tenerle sollevate dal fuoco.
L' argilla era modellata a mano senza l' uso del tornio,
e decorate con linee continue a zig zag, alcuni esperti di storia
e simbologia religiosa sarda dicono che questo disegno evocasse
la divinita' dell' acqua.
Venivano disegnati anche triangoli, bande a spirale,
stelle, figure in rilievo, cerchi e semicerchi.
Veniva anche disegnata una figura femminile con
gona a campana, le incisioni venivano praticate utilizzando
conchiglie, legni, ossa, e spesso venivano colmate di pasta bianca
o rossa per dare risalto al disegno.
Una volta finite e asciugate le ceramiche venivano cotte al fuoco,
si stima a una temperatura di 700 gradi.
In seguito, utilizzate per cucinare si annerivano di fumo e fuligine
fino a rimanere per sempre lisce al tatto.