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lunedì 8 aprile 2019

Verita' sulle culture di Ozieri e Monteclaro

Verita' sulle culture di Ozieri e Monteclaro.

Questo articolo segue dall articolo gia' pubblicato
 Ceramiche prenuragiche, museo archeologico di Cagliari,
per pubblicare delle precisazioni importanti che e'
nostro dovere fare.

Culture di Ozieri e di Monteclaro. 

Il piu' interessante apporto culturale nel periodo prenuragico
viene dalla cultura dei vasi campaniformi,
genti che attraversarono l Europa durante i secoli, con permanenze
piu' o meno durature nei posti piu' ricchi di giacimenti metalliferi.
Partendo dall' Anatolia questa migrazione attraverso' l europa e giunse
in Sardegna dalla Spagna.
La cultura dei vasi campaniformi, era caratterizzata da questo popolo
abile nelle arti, con un aspetto fisico ben definito e quindi una razza
gia' identitariamente definita, che costruivano vasi a forma di campana
e questo e' il carattere che maggiormente ci e' pervenuto di loro.
Essi avevano un aspetto morfologico brachicefalo, mentre gli uomini
della cultura di Ozieri gli uomini avevano un aspetto morfologico
dolicamorfo.

La cultura di Ozieri era una societa' rurale come frequente era allora,
con una propria cultura e architettura nel costruire, che molto apprezzarono
le capacita' artigiane e metallurgiche della cultura di monteclaro. 
Questi ultimi si appoggiavano ai villaggi gia' esistenti per produrre e commerciare
il loro artigianato.
Chi ha studiato le sepolture di questi popoli ha assistito statisticamente ad una
vera e propria fusione nei secoli delle due culture e delle due razze
inteso come caratteri morfologici.
E quindi si e' assistito al ritrovamento di uomini di Cultura di Ozieri 
sepelliti come uomini del campaniforme, o viceversa una omogeneizzazione
dei caratteri ereditari brachicefali e dolicomorfi presenti nelle stesse tombe.
Ci troviamo quindi in una condizzione accertata e verificata di integrazione
fra due popoli nella Sardegna del prenuragico, integrazione delle culture
e fusione dei caratteri morfologici ereditari (dolicomorfo e brachicefalo).
Comunico con piacere che questa integrazione pacifica e' stata accertata
degli studi degli archeologi e che io ho letto dal blog Honebu e di aver anche
sentito questo in una conferenza del Professor Montalbano.

Quanto sopra contraddice perfettamente Wikipedia che alla voce insediamenti,
la quale parla della fine della cultura di Ozieri a causa di invasioni non
organizzate e superiore ferocia. Mi sembra una riduzione troppo coloniale
del fatto storico, e che dovremmo rivedere alla luce delle nuove scoperte,
chi conosce il presente possiede il passato, chi conosce il passato scrive il futuro. 





venerdì 5 aprile 2019

Dea Madre prenuragica e nuragica, museo archeologico di Cagliari.

Dea Madre prenuragica e nuragica, museo archeologico di Cagliari

Il culto della Dea Madre risale al Paleolitico ed era diffuso in 
modo non perfettamente omogeneo dall India fino all Europa occidentale, 
e a nord fino al mar Baltico. 
Col passare dei millenni a questa divinita' vengono associati concetti 
di protezione degli aspetti dell' esistenza, tra cui amore sensuale, fertilita' 
della terra e delle donne, la vita intesa nelle sue fasi di nascita, crescita e morte, 
e ancora Acqua intesa come elemento della natura, in quanto madre della vita, 
la Luna che col suo magnetismo governa l acqua sul globo terrestre, 
governa inoltre la crescita delle piante e il ciclo mestruale delle donne, 
di conseguenza la fertilita'. 





Col tempo si sovvrapposero ai simboli della Dea Madre i simboli degli
Dei del Cielo, senza pero' annullarli o cancellarli.
Questo significava un cambio di paradigma di vari popoli dovuto forse
a cataclismi naturali e migrazioni.
La simbologia della Dea della terra, della Dea Madre, anche se marginalizzata
trovo' comunque posto nella simbologia e nella celebrazione dei nuovi culti,
in ultimo quello cattolico con figure e statue di Sante riconducibili
al culto piu' antico.


Gli ipogei della Sardegna, le ''Domus de Jana'' sono pieni di
questa simbologia, ed il culto della Dea Madre e' perfettamente integrato
col rituale delle Janas.
Successivo potrebbe essere, la scultura delle coppelle mammarie
nei gradini dei pozzi sacri, o di altri ipogei come Sa Grutta de is Cabombus
di Gonnosno'.
A questo culto appartengono anche i Menihr con le coppelle mammarie
scolpite, come quelli di Orune.

Non ho notizie approposito di richieste di sacrifici di sangue o cruenti
da parte della Dea Madre come invece avveniva nelle religioni degli Dei del Cielo.

Chi crede ancora nell' entita' della Dea Madre dice che ''devi sentirla dentro'',
un po' come per noi cattolici, la fede in Dio o il dono dello Spirito Santo.


Gioielli prenuragici e nuragici, museo archeologico di Cagliari, Sardegna.

Gioielli prenuragici e nuragici, museo archeologico di Cagliari, Sardegna.